24/09/10

Disincentivi delocalizzazione, il parere di confindustria

Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia commenta così la bozza del piano regionale di sviluppo che prevede disincentivi «fino alla revoca dei contributi» per le imprese che trasferiscono fuori dal «territorio lombardo» le attività produttive:
«Nessuno mette in dubbio la buona fede di chi ha formulato la proposta, ma nella realtà ha un sapore demagogico, anacronistico, e rischia di produrre effetti opposti alle aspettative e agli obiettivi di chi l'ha presentata. Va semplicemente ritirata».

«Non confondiamo la delocalizzazione con l'internazionalizzazione produttiva, che non è una fuga ma spesso la via maestra per acquisire quote di mercato».
«I casi in cui la delocalizzazione è una fuga sono rari, soprattutto tra le imprese lombarde che delocalizzano attività produttive all'estero soprattutto per internazionalizzarsi e acquisire nuove quote di mercato. Anche perché andare all'estero per un'azienda non è una decisione facile».
«In alcuni casi certe produzioni non sono più sostenibili per la concorrenza internazionale e l'alternativa alla delocalizzazione è la chiusura dell'azienda. Trasferire all'estero queste produzioni consente di mantenere viva l'azienda madre in Italia, con la sua capacità decisionale e le attività a maggiore valore aggiunto. Fare di tutte le erbe un fascio può distruggere ricchezza, oltre che diventare un disincentivo a investire in Lombardia».

Un precedente che può essere assimilato all'iniziativa lombarda esiste in Piemonte dove il piano straordinario per l'occupazione, spiega l'assessore allo Sviluppo economico, Massimo Giordano, «vincola gli aiuti alle aziende all'obbligo di mantenere l'investimento in Piemonte per almento sette anni, per contrastare così la delocalizzazione».

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